Canale unico di accesso alla professione per via universitaria, albo unico, obbligo (in prospettiva) per tutti i giornalisti di superare l’esame di Stato, affermando un concetto di prevalenza dell’attività che corrisponda meglio alla realtà di decine di migliaia di colleghi giornalisti costretti a svolgere anche attività non giornalistiche per integrare il proprio reddito.
Sono questi i cardini delle linee guida per la riforma dell’Ordine approvate dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti nella seduta del 16 ottobre. Si tratta di una prima bozza orientativa per affrontare le nuove sfide del giornalismo con strumenti più adeguati al contesto storico, politico e culturale: la proposta dovrà essere poi discussa e votata in Parlamento per diventare legge. Tra le altre novità, il cambio del nome in Ordine del giornalismo. «A un anno dall’insediamento abbiamo fatto la nostra parte mandando le linee guida per la riforma dell’Ordine al Dipartimento per l’editoria: ora dobbiamo aspettare la risposta di governo e parlamento – ha spiegato Carlo Verna, presidente dell’Odg nazionale – Abbiamo cambiato il nome in Ordine del Giornalismo perché resta centrale il diritto a essere informati: noi siamo un presidio a garanzia del cittadino. Vanno riformati la funzione deontologica dell’Ordine e l’accesso alla professione, perché i luoghi di lavoro che un tempo erano navi scuola non ci sono più e noi vogliamo evitare ogni sfruttamento».
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